Periodo Momoyama (1568-1600)
L’assetto politico del Giappone era andato via via mutando nel corso dei cento anni di guerra, portando alla scomparsa di tutti i feudi minori ed alla formazione di grandi potentati: alla metà del Cinquecento i maggiori daimyo cominciarono a pensare di poter prendere il dominio di tutto il Giappone, sconfiggendo gli altri feudatari. Il primo serio tentativo in questo senso fu di Yoshimoto che con venticinquemila uomini puntò verso la capitale conquistando tutti i feudi intermedi; quando però attraversò il territorio di Owari cadde in un’imboscata tesagli dal giovane feudatario di quelle terre, che con soli duemila uomini lo sconfisse ed uccise. Questo giovane si chiamava Oda Nobunaga. Negli anni successivi Nobunaga mostrò doti impressionanti di politico e di stratega: annettendo abilmente alcuni feudi vicini mediante matrimoni incrociati e conquistando le terre di chi non voleva sottomettersi, grazie anche all’opera di un suo valente generale, Toyotomi Hideyoshi, riuscì nel giro di pochi anni a giungere con il proprio esercito a Kyoto dove si presentò come difensore dell’Imperatore e dell’ordine legittimo.
L’ultimo shogun Ashikaga era infatti stato assassinato ed ancora non si era potuto designare un successore. Nobunaga insediò il fratello dell’ucciso ma questi, dopo poco tempo, cominciò a tramare contro di lui, finché si mosse in armi con la collaborazione di alcuni grandi feudatari. Nobunaga riuscì però ad ottenere l’alleanza del potente Ieyasu Tokugawa e con il suo aiuto entrò nuovamente in Kyoto deponendo definitivamente lo shogun. Successivamente mosse verso le regioni del Mar Interno, che erano nelle mani della setta dei monaci Hikko, e le conquistò ordinando poi ad Hideyoshi di penetrare in profondità nell’Honshu. A questo punto il voltafaccia di un suo comandante, che con il proprio esercito assediò Nobunaga e lo costrinse ad uccidersi, interruppe il processo di riunificazione del Giappone: Nobunaga aveva assoggettato circa un terzo del paese.
Il traditore venne immediatamente sconfitto ed ucciso da Hideyoshi, che proseguì l’opera di unificazione: dopo aver consolidato l’alleanza con Tokugawa, offrendogli in sposa la propria sorella, si dedicò alla conquista delle isole meridionali, Shikoku e Kyushu, che attaccò con un esercito di trecentomila uomini. Al termine di questa campagna, con un esercito altrettanto poderoso si rivolse verso i suoi nemici più agguerriti, gli Hojo, signori della pianura del Kanto: con l’aiuto di Tokugawa e di altri validi comandanti, Hideyoshi riuscì ad infliggere loro una sconfitta irreparabile. Era il 1590 ed egli era ormai il padrone incontrastato del Giappone.
Non ancora soddisfatto da questi risultati Hideyoshi si lasciò prendere la mano da un folle disegno: la conquista della Cina. Più volte le sue armate sbarcarono in Corea per marciare verso la terra dei Ming, ma ogni volta vennero disastrosamente sconfitte. L’insensatezza del proposito, ed il fatto che Hideyoshi mai avesse condotto di persona le truppe sul continente, lascia supporre che in realtà egli volesse soltanto trovare una valvola di sfogo per le migliaia e migliaia di samurai che non avrebbe potuto controllare in altro modo.
Hideyoshi fu l’unico uomo nella storia del Giappone ad aver raggiunto una posizione di dominio pur essendo di umili origini: la sua carriera fu infatti unicamente militare, prima diventando generale all’ombra del grande Nobunaga e quindi, alla sua morte, subentrandogli grazie alla forza delle armi. In seguito egli si fece adottare dalla famiglia Fujiwara per poter accedere ai titoli nobiliari di corte: non potendo proclamarsi shogun (il titolo poteva essere conferito solo ai discendenti dei Minamoto), assunse la carica di kampaku, reggente imperiale. Per garantirsi dalla defezione degli altri daimyo introdusse la consuetudine di “ospitare” perennemente le loro famiglie nel proprio poderoso castello di Osaka, dove erano trattate con tutti gli onori ma tenute in pratica prigioniere. In seguito fece erigere un nuovo grande castello a Momoyama, da cui prende nome il periodo.
Hideyoshi avviò riforme sociali di notevole rilevanza, che accentuarono la divisione tra contadini e samurai già iniziata sotto Nobunaga e che in seguito divenne sempre più netta. Nella nuova riforma catastale le famiglie dei contadini venivano iscritte presso i loro paesi di origine, dai quali non potevano allontanarsi; i samurai venivano invece iscritti presso il proprio daimyo, al quale rimanevano legati per tutta la vita, anche se questi si trasferiva in altri territori; lo stipendio dei samurai veniva prelevato dalla tassazione dei contadini, normalmente circa due terzi del raccolto. Inoltre ai contadini era fatto divieto di portare armi. Queste riforme verranno rese ancora più significative dalla terza delle grandi figure che in rapida successione si sono avvicendate per unificare il Giappone: Ieyasu Tokugawa. Con lui inizierà un nuovo periodo di pace lungo quasi trecento anni.